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- La Timpa, Le Chiazzette, Santa Maria la Scala
Descrizione
La Timpa
Oltre ad essere abbellita da una sontuosa architettura di fattura barocca, la città di Acireale sorge immersa in una cornice paesaggistica di superba bellezza.
Situata a circa 160 metri sul livello del mare, la città vive adagiata sulla Timpa, costone lavico che costituisce l’ultima propaggine di un sistema di faglie a gradinata che partendo dal cratere centrale e sviluppandosi sul versante est dell’Etna si estendono fino al mare. Frutto di sovrapposizioni di strati eruttivi di varie epoche, la Timpa è ricoperta da una fitta macchia mediterranea. Considerato l’elevato pregio naturalistico, faunistico e geologico, tutta l’area, che si estende per circa 7 chilometri, nel 1999 è stata dichiarata Riserva naturale Orientata e affidata alla gestione dell’Azienda Forestale Demaniale. Estesa su una superficie di circa di 230 ettari, la riserva inizia a Capo Mulini nella zona chiamata Gazzena e passa per Santa Caterina detta dei Cavallari poiché in questo versante del territorio acese un tempo stazionavano le guardie a cavallo che avevano il compito di sorvegliare il litorale da eventuali pericoli. L’area della riserva si estende ancora per Santa Maria la Scala, Santa Tecla e si interrompe bruscamente all’altezza di contrada Mortara. Oggi la Timpa, rimasta relativamente a riparo da speculazioni edilizie, al suo interno è segnata da alcuni percorsi e in particolare quello delle Acque Grandi, quello dell’antico tracciato ferroviario e quello delle Chiazzette.
Il sentiero delle Acque Grandi è costituito da una discesa verso il mare il cui ingresso è situato in prossimità della chiesa di Nostra Signora dell’Aiuto.
L’antico tracciato ferroviario, un percorso lungo circa 3 chilometri, si snoda lungo la tratta ferroviaria a binario unico costruita nella seconda metà del secolo XIX e disattivata negli anni sessanta.
Le Chiazzette
Le Chiazzette costituiscono l’antica strada di collegamento tra Acireale e Santa Maria la Scala. Lionardo Vigo, letterato acese, nelle sue Notizie storiche di Acireale afferma che furono quattro le opere edili che dimostravano il progresso economico e civile di Acireale e cioè la Casa Senatoria, il Carcere, il Teatro e la strada che collegava la città alla marina detta volgarmente Scala. Oggi di queste costruzioni seicentesche rimangono la Casa Senatoria e questa strada di collegamento conosciuta con il nome di Chiazzette. Prima di tale costruzione sulla Timpa esisteva solo un viottolo che conduceva fino al mare. A metà del secolo XVI su uno spiazzo di questo viottolo fu posto un cannone che doveva avvertire gli abitanti delle Aci del pericolo di navi corsare. Questo luogo fu chiamato u Toccu cioè il tocco del cannone. Alla fine del XVI secolo gli spagnoli, che in quel periodo dominavano la Sicilia, per difendere il litorale acese, costruirono una serie di fortezze che integravano le fortificazioni federiciane di epoca sveva. Nel 1617 fu deciso che anche sulla Timpa fosse costruita una fortezza che fu ultimata nel 1626. Venne così costruita la Fortezza del Tocco progettata dal fiorentino Camillo Camilliani e ricostruita e fortificata dall’ingegnere acese Vincenzo Geremia, dopo il terremoto del 1693. La fortezza fu dotata di due cannoni che gli Acitani pagarono con un dazio su ogni rotolo (800 grammi) di carne. Con un’opera dispendiosissima, come dicono le cronache del tempo, volendo collegare la città al borgo sottostante, nel 1687 ebbero inizio i lavori di costruzione delle Chiazzette. La strada pedonale costituita da sette rampe ognuna delle quali terminante con un piccolo spazio (da qui il nome di Chiazzette) in parte è scavata nella pietra lavica, in parte è adagiata su archi baluardi. L’opera, per l’epoca un impegno architettonico di non poco conto, oltre ad avere la funzione di collegamento, aveva una grande utilità sociale in quanto permetteva il trasporto dell’acqua potabile dalla sorgente fino alla città. Dopo l’ingresso che si trova sulla Panoramica, percorrendo i primi gradini di pietra lavica si incontra una cappelletta che custodisce l’immagine di una Madonna col Bambino e sulla cui facciata si legge: M. D. Gerlando M. Genuardi-il primo Vescovo di Aci concede quaranta giorni di indulgenze a chi devotamente recita un’Ave a questa sacra immagine di Maria. Nella quarta rampa si trova un’edicola votiva dedicata al SS. Crocifisso della Buona Nuova risalente alla prima metà dell’Ottocento.
Santa Maria la Scala
Compiendo tutta la discesa si giunge ad un bivio. A destra si apre una stradina che porta sino ad un mulino alimentato nel passato dalle acque della sorgente di Miuccio e ancora oggi funzionante. Sulla spiaggia, nei pressi di questo mulino fuoriescono diversi rivoli d’acqua che sono stati identificati come la foce del fiume Aci. Proseguendo verso sinistra si ci immette verso il centro abitato di Santa Maria la Scala. L’intero borgo marinaro, quasi di verghiana memoria, si sviluppa attorno allo Scalo Grande cioè il porticciolo il quale è protetto dal molo foraneo e dalla Pietra Sarpa, piccolo faraglione creato dall’Etna sulla cui sommità è presente una garritta, cioè una torretta di avvistamento. A nord dell’abitato si trova ciò che rimane della Grotta delle Colombe che secondo il mito era il rifugio segreto di Aci e Galatea. La volta della grotta era sostenuto da uno scoglio dalla curiosa forma di pugno che nel 1972 si inabissò a causa di una violenta mareggiata.
Le case dei pescatori che si confondono con la ottocentesche dimore di villeggiatura della borghesia acese conferiscono al borgo un aspetto del tutto particolare. La piccola chiesa, costruita nel 1550 su un’edicola del Trecento, fu ricostruita dopo il terremoto del 1693. Il campanile è di recente costruzione infatti è stato aggiunto intorno al 1920. All’interno della chiesa, oltre ad opere di Michele Vecchio, è custodita la tela della Madonna della Scala con Santa Venera e Santa Tecla di Giacinto Platania. Gli affreschi La gloria dell’Agnello e La Fede, la Speranza e la Carità di Giovanni Grasso impreziosiscono l’abside. Dietro la chiesa, con lo sguardo che si apre verso il mare si trova la statua della Madonna della Scala che sovrasta e dà il nome al borgo e la cui festa viene celebrata l’ultima domenica d’agosto.
Testi: Anna e Maria Coco