Chiesa dei Santi Alfio, Filadelfo e Cirino

Località: Sant'Alfio
Tempo visita: 45 min

Descrizione

Storia della fabbrica

A 531 metri sul livello del mare sorge Sant’Alfio piccolo comune posto sul versante orientale dell’Etna. Caratterizzato da una struttura urbanistica che presenta gruppi di case arroccate sui fianchi della montagna, lega il suo nome ai tre santi fratelli Alfio, Filadelfo e Cirino. Secondo la tradizione, i tre fratelli, prima di raggiungere Lentini per subire il martirio, non potendo percorrere la via posta sul litorale interrotta da una colata lavica, furono costretti a muoversi tra i sentieri dell’Etna. Mentre si trovavano sul luogo dove oggi sorge il piccolo paese, una potente folata di vento li liberò dalle pesanti travi a cui erano stati legati.

La zona incominciò a popolarsi verso la metà del secolo XVIII, quando il vescovo di Catania concesse in enfiteusi queste terre che furono dissodate e rese fertili; ebbe così origine la costruzione delle prime abitazioni rurali e delle prime masserie. Il primo nucleo abitativo si sviluppò nei primi anni del Settecento intorno alla chiesa Madre la cui fondazione risale al secolo precedente, grazie alle donazioni di terre dette dei “parrini” (sacerdoti), di proprietà della chiesa di Viagrande. Il piccolo insediamento incominciò ad ingrandirsi rendendo necessaria una prima sistemazione dell’assetto stradale che venne attuata per volere del sacerdote Caltabiano. La struttura urbanistica venne organizzata in funzione “del giro dei tre Santi” cioè la processione per le vie del paese che vedeva protagonista il gruppo statuario dei tre fratelli Alfio, Filadelfo e Cirino. Quando la chiesa Madre incominciò a rivelarsi inadeguata alle esigenze della crescente popolazione si decise di costruire un edificio più ampio, così ne venne dato incarico al “mastro” Antonio Pelluzza e al figlio Rosario di Acireale. La primitiva chiesa, che nel 1811 era stata elevata a chiesa sacramentale dall’arcivescovo di Messina monsignor Carrisi e successivamente a parrocchia arcipretale, con il nuovo progetto fu inglobata al nuovo edificio sacro che fu concepito a tre navate con un transetto sotto la cupola. La primitiva chiesa diventò quindi la parte anteriore della navata centrale, la nuova, i cui lavori ebbero inizio nel 1867, la posteriore. Successivamente, nel 1894 ebbero inizio i lavori nell’antica chiesa di cui fu utilizzata l’intelaiatura in ferro. Ultimati i lavori di costruzione furono portati a compimento gli arredi all’interno dell’edificio sacro con la realizzazione degli altari in marmo, la balaustrate, il pavimento marmoreo e il pulpito.

La chiesa oggi si presenta sopraelevata su una scalinata in pietra lavica e con il prospetto rivolto verso la piazza dove sorgono alcuni edifici ottocenteschi, tra cui il Palazzo di città. La prossimità con il vulcano Etna appare con evidenza nell’architettura della cittadina caratterizzata da portali e mascheroni di pietra lavica ma soprattutto nella facciata della nostra chiesa realizzata interamente in pietra nera dell’Etna dopo la fine della prima guerra mondiale quando fu demolito il prospetto precedente.


Prospetto

L’austero prospetto, in pietra basaltica, presenta tre aperture in corrispondenza delle tre navate. La porta centrale fu realizzata dal maestro acese Paradiso con il contributo economico degli abitanti del paese, mentre le porte laterali furono realizzate rispettivamente grazie al contributo degli emigrati in America, ed alla generosità dei fratelli Lizzio, rappresentanti degli emigrati in Australia. La facciata si articola su due ordini: il primo, scandito da paraste che fanno intuire l’articolazione interna delle tre navate, è delimitato da una cornice marcapiano che funge da trabeazione e culmina con un imponente timpano di foggia classica; il secondo culmina nella torre campanaria che è raccordata da due volute ed è sormontata da una cupoletta aperta sui quattro lati. Nel 1792 venne collocata sulla torre campanaria una campana, fusa da artigiani provenienti da Tortorici, a cui venne data il nome di Alfia. A causa della non riuscita fusione, la campana fu nuovamente fusa e ingrandita nel 1926 nella fonderia Marinelli ad Agnone e ribattezzata con il nome Maria.

 

Testi: Anna e Maria Coco




Le opere principali

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