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- Chiesa di Santa Maria la Scala
- Madonna della Scala con santa Venera e santa Tecla
Descrizione
L'opera molto probabilmente è stata realizzata da Giacinto Platania negli anni Settanta del XVII secolo. Il titolo mariano di Madonna della Scala, dal quale l’intero borgo marinaro prende il nome, è attribuito alla Vergine dalla tradizione cristiana che considera Maria scala mistica attraverso la quale il Verbo è disceso dal cielo e si è fatto carne e attraverso la quale il credente può arrivare al Cielo cioè fino a Dio. La tela presenta la Madonna con il Bambino collocati su un nuvola da cui parte una scala che arriva fino al paesaggio sottostante facilmente identificabile con il territorio delle Aci in cui sono ben visibili l’Etna in eruzione e il castello di Aci. L’eruzione a cui fa riferimento il Platania è quella del 1669 quando il vulcanico foco con terribilità ignota fino ad allora, devastando i paesi che incontrò lungo il suo cammino, arrivò fino a Catania. La Vergine, ritratta con il capo leggermente reclinato, sorregge Gesù Bambino sulle sue ginocchia che sono coperte da un manto di un intenso colore azzurro decorato con motivi floreali giallo-oro. Due angioletti reggono una corona ornata di gemme sul capo della Vergine, mentre ai lati due angeli oranti completano la scena che si svolge in cielo. Ai piedi della Madonna si trovano santa Venera e santa Tecla. Venera, che l’11 gennaio del 1651 il consiglio della città di Acireale proclamò principale patrona della città, rivolge il suo sguardo a Maria e al Bambino. La martire ritratta con le sembianze di una fanciulla reca in mano il Crocifisso, il Vangelo e la palma cinta da tre corone segno iconografico creato proprio dal Platania che simboleggia il martirio, la predicazione e la verginità. Dalle numerose Passio a noi pervenute sappiamo che Venera nacque all’interno dei confini dell’impero romano intorno al 100 d. C. da genitori cristiani. Rimasta orfana ancora giovinetta vendette tutti i suoi beni e distribuì il ricavato ai poveri, consacrò la sua vita a Dio e si dedicò all’annuncio del Vangelo. Durante i suoi spostamenti lungo la Magna Grecia fu più volte chiamata a dare ragione della propria fede. Dopo aver subito diversi supplizi dai quali uscì sempre indenne, morì per decapitazione il 26 luglio del 143 sotto l’impero di Antonino Pio. Una tradizione locale vuole che Venera sia nata nel territorio delle Aci in contrada Reitana nei pressi delle antiche Terme romane dove ancora oggi sorge una chiesetta a lei intitolata costruita tra l’XI e il XII secolo. Nella tela anche Tecla, compatrona di Acireale, tiene in mano il Crocifisso, il Vangelo e la palma del martirio. Secondo il racconto agiografico, dopo aver conosciuto la predicazione di Paolo di Tarso, decise di dedicare la sua vita a Dio. Questa sua decisione fu vista come una grave offesa dalla famiglia dell’uomo a cui era stata promessa in sposa. Per questo motivo la fanciulla fu sottoposta a terribili supplizi. I Padri della Chiesa affermano che Tecla fu tormentata soprattutto con il fuoco sul quale lei fu sempre vittoriosa. Questo spiega la devozione verso questa martire molta radicata in un territorio spesso devastato dal fuoco dell’Etna. La presenza delle due Sante nella tela non è un caso unico. Ritroviamo Tecla e Venera anche sul portale della cattedrale di Acireale scolpito da Placido Blandamonte nel 1688 quando le due Sante godevano ancora della stessa devozione. Solo successivamente il culto di Venera ebbe il sopravvento.