Martirio di San Sebastiano

Di: Daniele Monteleone
Anno: XVII secolo - Tecnica: olio su tela

Descrizione

L’opera, data e firmata dall’artista siracusano Daniele Monteleone nel 1614, si contraddistingue per i contrasti luministici e per le ardite costruzioni disegnative che lo avvicinano di molto alla maniera di dipingere di Caravaggio, che nel 1608 passò da Siracusa e di cui il nostro pittore certamente risente del suo modo di dipingere. Siracusa è difatti il luogo in cui operò un diretto allievo del Caravaggio, Mario Minniti, e pertanto l’impressione che il pittore milanese lasciò con le sue opere dovette essere rilevante nel riformare la vecchia maniera di esecuzione delle pale d’altare (Virzì 1984, p. 133).

Osservando il dipinto notevole è il richiamo dell’osservatore attraverso gli occhi estatici del cavaliere in groppa al suo cavallo che incrociano quelli di chi guarda, così come lo sguardo del personaggio presente a sinistra, che secondo alcuni raffigurerebbe l’autoritratto dell’artista .

Ci troviamo dinnanzi ad un’opera di notevole impegno se non altro perché i procuratori della chiesa si rivolsero ad un pittore siracusano che a quella data era sicuramente affermato nell’Isola. Tale commissione va collegata alla devozione che a Randazzo vi era nei confronti del Santo bimartire, documentata fin dal 1578 quando si realizza un interessante reliquiario a braccio in argento, in coincidenza dell’autorizzazione del vescovo di Messina, da cui Randazzo dipendeva, per la processione con la statua del Santo, non più esistente (Agostini 2014, pp. 108-109). Tutto ciò va visto come conseguenza dell’epidemia di peste che si era diffusa negli anni Settanta del XVI secolo in Sicilia, rintracciabile in molti documenti. Secondo la religiosità popolare, infatti, san Sebastiano era invocato contro la peste poiché le piaghe che essa provocava sul corpo venivano accostate a quelle che le frecce provocarono sul corpo del santo milanese. Ci informa lo studioso Virzì che la devozione nei confronti del Santo martire era legata anche alla baronessa Giovannella De Quatris, per via di una miniatura presente nel suo libretto di preghiere databile al XV secolo.


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