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Descrizione
Secondo una tradizione orale, non supportata da alcuna documentazione scritta, il culto della Vergine a Randazzo è legato al ritrovamento dell’affresco della Madonna del Pileri in una grotta il cui sito era in prossimità dell’odierna zona absidale della basilica (Pluma- ri 1833, Ms. f. 1238). La leggenda sottolinea la scoperta dell’immagine, compiuta da un pastore, in un anfratto il cui ingresso era stato reso inaccessi- bile da quanti volevano proteggere la sacra icona dalle distruzioni iconoclaste o dalle scorrerie arabe (Virzì 1984, p. 15). Al di là della tradizione, accolta dalla storiografia locale, va sottolineato che l’opera era collocata su un altare posto in prossimità del secondo interco- lumnio della navata sinistra dell’edificio, quindi in posizione non centrale, al di sopra – si presume – del luogo dell’antico ritrovamento e ivi restò fino al 1884 quando, unitamente all’altare barocco, fu spostata nel presbiterio ed in seguito nascosta da una nuova icona perché deperita. Solo nel 1962 l’antica icona fu restaurata e collocata a ridosso della parete settentrionale, in corrispondenza dell’ingresso laterale dell’edificio. For- temente compromessa dallo scorrere dei secoli e da continue ridipinture, la Vergine è rappresentata nell’atto di in- dicare verso il Bambino, che regge sul fianco sinistro, dunque come Odigitria, elemento che ci induce a rimarcare la cifra stilistica bizantina dell’immagine. La Deiparae imago, come è chiamata nell’iscrizione ottocentesca posta al di sotto della stessa, indossa paludamenti color cremisi, avvolti da maphorion ce- ruleo con lumeggiature dorate. Quasi del tutto deperita è la figura dell’infante, probabilmente ritoccata nel volto, men- tre è distinguibile il libro della Parola che il bimbo reca nella mano sinistra. Dal punto di vista cronologico, l’opera non è da datare ante sec. XIII.