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- Compianto di Cristo sulla croce
Descrizione
L’opera, datata e firmata nel 1656 dall’artista fiammingo Jean van Houmbracken, risente dell’impostazione pittorica di Messina, città dove il nostro pittore si era trasferito e dove operò. Secondo il giudizio dello studioso Virzì ci troviamo dinnanzi all’opera pittorica con più inteso pathos che la basilica custodisce. Vuoi per il soggetto rappresentato, vuoi per il modo tenebroso dell’impostazione luministica, la tela permette all’osservatore di immergersi nella contemplazione del mistero della morte di Gesù Cristo che i singoli particolari elevano su una dimensione ultraterrena.
L’impostazione statuaria dei personaggi in primo piano ha una chiara disposizione triangolare che evidenzia la figura statica della Vergine addolorata il cui sguardo incrocia quello del Figlio agonizzante: la durezza di caratteri esplode nelle tensione con cui le mani di Maria sono energicamente congiunte nell’accettazione di quanto il Figlio proferisce: «Donna, ecco tuo figlio» . E Giovanni, sul lato opposto, è proteso ad accettare la volontà divina. I bagliori luministici provenienti da sinistra accentuano il corpo statuario di Gesù colto nel momento finale della sua vita terrena: pur avendo il fianco squarciato dalla lancia, che i Vangeli ci dicono essere stato dopo la morte, il volto esangue sembra parlare alla Madre, mentre in basso la Maddalena abbraccia quella croce a simboleggiare l’abbraccio di quel triste mistero da parte della Chiesa nascente. I particolari sullo sfondo, con la probabile rappresentazione del tempio di Gerusalemme e l’attenzione ad alcuni elementi come il cartiglio scritto in latino, ebraico e greco, ci indicano che ci troviamo dinnanzi ad un’artista che aveva saputo interpretare i modelli pittorici circolanti nella Messina del Seicento, a cominciare dal naturalismo caravaggesco.