Descrizione
Leggenda
Così come per la maggior parte dei santuari anche la storia della costruzione delle chiesa di Valverde affonda le sue radici nella leggenda. Essa apparve per la prima volta nel testo latino «Vitae Sanctorum Siculorum» di Ottavio Gaetani nel XVII secolo dove troviamo la narrazione delle diverse apparizioni della Vergine Maria, la conversione di Dioniso e come egli divenne strumento della Madonna e di Dio Padre per la conversione di molti altri uomini. Dionisio valoroso soldato dell’esercito del generale bizantino Giorgio Maniace al servizio dei Principi di Salerno, nel 1038, a seguito di contrasti e tradimenti, si diede al brigantaggio, trovando rifugio in una caverna sull’Etna in prossimità di una «Vallis Viridis». Nel giugno di quello stesso anno, sul sentiero collinoso che conduceva da Catania all’antica Aci, Dionisio assalì un viandante di nome Egidio, molto devoto alla Madonna, che atterrito dal brigante invocò il suo aiuto. La Vergine intervenne, mentre Dionisio stava per aggredire la vittima. Questi udì prima una voce e poi vide tra schiere di angeli la Madonna che lo intimidì chiedendogli di fermarsi ed invitandolo a condurre una vita eremitica. Con questo suo intervento la Vergine aveva operato un doppio miracolo: salvato Egidio e convertito il brigante. Dionisio, seguendo il comando della Madonna, per riparare ai suoi peccati e misfatti si ritirò nella sua grotta conducendo una vita di preghiera e penitenza. La caverna fino a questo momento luogo di paura e violenza divenne il suo rifugio, luogo privilegiato per l’incontro con Dio. Una sera, dopo aver molto pregato, gli apparve nuovamente la Madonna che lo esortò ad avere fiducia nella sua misericordia e a compiere il suo volere. La Madre di Dio lo invitò a costruire una chiesa in suo onore nel luogo che ella stessa avrebbe indicato; gli ordinò, inoltre, di informare il clero locale dell’accaduto e di organizzare un pellegrinaggio con tutto il popolo, dicendogli che in tale occasione con un prodigio avrebbe indicato il luogo prescelto. Così avvenne durante il pellegrinaggio. Uno stuolo di gru che volteggiava nel cielo apparve all’improvviso sotto gli occhi di tutti gli astanti sull’altopiano della «Vallis Viridis». Questo era il segno dato dalla Vergine Maria. Ben presto, grazie all’amore e alla fede semplice e umile del popolo si diede inizio ai lavori per la costruzione del tempio a lei dedicato, che dovettero essere interrotti per la mancanza d’acqua. La Madonna per la terza volta apparve a Dionisio e operò un altro miracolo. Infatti, lo esortò a battere sulla roccia della grotta, dalla quale scaturì l’acqua che servì non solo per la costruzione del santuario, ma fu anche usata come medicina per quanti la bevevano con fede. Questo luogo in contrada Fontana esiste ancora e in ricordo dell’evento fu costruita una piccola cappella nella quale è stata dipinta la Prima apparizione delle Vergine, invece la sorgente d’acqua alimenta un lavatoio dismesso. Mentre il brigante convertito era assorto in preghiera nel santuario, la notte che precedeva l’ultima domenica di Agosto del 1040 ebbe un’altra visione. Gli apparve la Vergine Maria circondata da una schiera di angeli, coronata di diadema con in grembo il Bambino Gesù, che lo rassicurava della sua protezione. L’indomani, dopo che Dionisio si era ripreso dall’estasi si accorse che l’effige della Madonna con Gesù bambino si era impressa sul nudo pilastro. Da quel momento Valverde divenne metà di pellegrinaggio. Secondo il Gaetani, dopo circa 280 anni dall’accaduto, la chiesa venne ampliata, poiché insufficiente e come narra la tradizione popolare si presentò l’esigenza di spostare la parete con l’effigie della Madonna. Per precauzione, data la delicatezza dell’impresa, venne ordinata la realizzazione di tre copie della pittura; ma non appena le riproduzioni vennero eseguite, il mattino seguente esse scomparvero. Una notte la Madonna apparve a Damiano, un umile pastore, incaricandolo di avvertire i mastri d’opera che era giunto il momento di rimuovere la parete. I loro sforzi non furono necessari, la parete con l’immagine della Vergine si spostò autonomamente da una parete all’altra della chiesa, depositandosi lì dove venne creato un altare impreziosito da decori in marmo.
Storia della fabbrica
La data dell’edificazione della primitiva chiesetta di Santa Maria di Valverde rimane fino ad oggi un dato sconosciuto, ma è attraverso la storia e la leggenda della chiesa che si attribuisce la nascita della comunità di Valverde e del suo sviluppo socio-politico ed economico. Secondo la tradizione orale, non confermata da documenti scritti, si fa risalire la sua origine alla prima metà del XIII secolo, intorno ad una preesistente edicola raffigurante l’immagine della Madonna per opera della popolazione acese che nel tempo aveva lasciato la costa per un luogo più sicuro dalle incursioni saracene. L’esistenza fin dal 1223 della Confraternita della Misericordia all’interno della chiesa testimonia l’origine molto antica della costruzione. Il santuario secondo le fonti storiche fu consacrato nel 1296 per volere di Federico II d’Aragona, re di Sicilia, che partecipò alla cerimonia accompagnato dalla sua corte e da tre vescovi. Nel 1446 il santuario viene elevato a chiesa sacramentale, insieme a quella della vicina San Filippo di Carchina per assicurare una rendita alla chiesa di Santa Maria dell’Elemosina di Catania, in quanto questi territori erano soggetti alla giurisdizione catanese; solo in un secondo momento dipenderanno dalla chiesa di Acireale. Beneficiario di tale rendita fu Baldassare del Gulfo. Da allora la chiesa ha subito diverse modifiche e rimaneggiamenti anche nel suo profilo planimetrico. Risalgono alla seconda metà del XVI secolo i documenti testimonianti la richiesta, da parte dei consoli della chiesa, per una raccolta fondi alle diocesi di Catania e Messina per il suo ampliamento: venne così ingrandita la navata ed eretto il campanile ove, su alcuni blocchi lavici, si possono rilevare due date incise (1559 e 1578). Dal 1672 la famiglia Riggio governò per più di un secolo i territori di Valverde e le vicine Aci Sant’Antonio, Aci San Filippo, Aci Catena ed Aci Bonaccorsi; l’ultimo dei suoi discendenti, il principe Stefano Riggio Saladino, nel 1688 richiese la concessione al priore provinciale degli Agostiniani Scalzi Clemente da S. Carlo, per il tramite di monsignor Francesco Antonio Carafa vescovo di Catania, per la costruzione di un “hospitium”, attiguo alla chiesa di Santa Maria di Valverde. Nello stesso anno il principe, devoto alla Madonna ed all’icona della chiesa di Valverde, si adoperò per la richiesta alla Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari per la costruzione di un convento per l’ospitalità di 12 religiosi. Con molta probabilità non erano iniziati ancora i lavori, quando avvenne il terribile terremoto dell’11 gennaio del 1693, che interessò e distrusse gran parte del patrimonio storico-artistico della Sicilia orientale. La chiesa fortunatamente ebbe lievi danni come il crollo del tetto e di alcune mura portanti dell’abside. La ricostruzione apportò diverse trasformazioni quali la modifica dell’impianto planimetrico originario, probabilmente a croce, con uno irregolare. L’abside fu ridimensionata costruendo una parete retta nel presbiterio; venne chiuso lo spazio tra il campanile ed il transetto sinistro formando una piccola navata con un proprio ingresso avente un portale in pietra; il transetto di destra, invece venne trasformato in un vano per la sacrestia. I lavori, che terminarono intorno al 1715, compresero anche la sovrapposizione, all’antica facciata, di un porticato formato da pilastri in pietra lavica per ospitare il convento degli Agostiniani Scalzi. Il vecchio campanile fu inglobato in questa nuova struttura.
Prospetto
Il prospetto principale del Santuario è caratterizzato da un armonioso complesso costruttivo architettonico formato da colonne di pietra lavica e da archi portanti che donano movimento e leggerezza all’intera facciata. Sul portico che precede il prospetto principale dell’edificio sono collocate le tredici finestre del convento. Dell’antica facciata sono visibili solamente la parte terminale con gli spioventi del tetto e l’ultimo ordine della torre campanaria che si erge sulla sinistra alle spalle dell’orologio, sulla cui base di pietra lavica è incisa la data del 1559. Da notare come essa ha una leggera inclinazione per cui la parasta in pietra lavica risulta fuori asse con il muro del convento. Essa è caratterizzata dalla presenza di tre braccia aggettanti in pietra lavica, utilizzate per sostenere stendardi e bandiere. Nella parasta lavica all’interno del portico ne è visibile un’altra. Sotto il portico si conserva il portale d’ingresso tardo quattrocentesco, con ampio sviluppo a tutto sesto con colonnine tortili, cioè a spirale, ed eleganti motivi floreali nella fascia dei capitelli. Su una delle colonne di sinistra si può osservare una piccola faccia inserita in una rosetta. In alto domina lo stemma in pietra bianca dei principi Riggio. Il portone in bronzo fu eseguito e firmato da Giacomo Petralia nel 1979, ma inaugurato l’anno successivo. Esso è suddiviso in ventidue formelle. Le prime dieci, partendo dal basso a sinistra, narrano le Diverse apparizioni delle Vergine Maria a Dionisio e la Costruzione del Santuario; le successive quattro raffigurano i Quattro evangelisti: Matteo, Marco, Luca e Giovanni, mentre altre due rappresentano Due fasci di luce che scaturiscono dalla Croce; su quella di destra si legge in latino «Haec est domus Mariae» (Questa è la casa di Maria); infine, le ultime quattro ritraggano Sant’Agostino, la Consacrazione del Santuario avvenuta nel 1292, la Consegna del Santuario agli Agostiniani Scalzi nel 1697 e Santa Rita da Cascia. In prossimità della torre campanaria, vi è il portale in pietra bianca, realizzato nel 1694. Tale data è ancora leggibile al di sopra dell’arco. Il portone in bronzo, datato 1987, è dello scultore Adamantino e rappresenta Vari episodi della vita di Sant’Agostino.
Testi: Roberta Ventimiglia di Monteforte