Descrizione
Storia della fabbrica
La fondazione del Santuario della Madonna di Loreto risale alla seconda metà del XVI secolo, quando Giovanni Maccarrone, terziario dell’ordine di Santa Maria di Gesù, volendo vivere in preghiera e solitudine, si ritirò in un piccolo appezzamento di terreno posto su una collina che da nord degrada verso la città. All’interno di questo giardino, dotato di una casa e di una cisterna, fra’ Giovanni costruì una piccola cappella da dedicare alla Madonna di Loreto. La collina si trovava all’interno del bosco di Aci, luogo in cui sorgevano numerosi altarini dedicati alla Vergine, venerata sotto vari titoli tra cui Madonna di Loreto, e terreno fertile per banditi e briganti, i quali indisturbati si nascondevano tra la vegetazione. Essendo nota a tutti la protezione della Madonna lauretana contro ogni pericolo, i viandanti spesso rivolgevano lo sguardo alla sua effige, dipinta molto probabilmente su una lastra di pietra lavica ed andata distrutta nel terremoto del 1693. La primitiva cappella, aperta al culto il 27 maggio del 1553, fu ampliata e dotata delle stesse misure della santa casa di Nazareth che, secondo la tradizione, nel 1294 fu trasportata miracolosamente dagli angeli a Loreto (Marche). Dopo la morte di fra’ Giovanni, il Santuario ed il terreno circostante furono amministrati da don Abramo Grasso, cappellano della chiesa madre, che resse il Santuario per quasi 50 anni fino al 1626, quando la diffusione del culto della Madonna fu affidato ai rettori della Luminaria del Santissimo Sacramento che avevano la loro sede nel Duomo. Intorno al 1630 accadde un evento straordinario che fece aumentare la devozione verso la Madonna di Loreto: si racconta che mastro Alessandro, trovandosi in punto di morte, invocando la Madonna di Loreto ottenne la guarigione. La notizia si diffuse rapidamente facendo arrivare pellegrini da ogni parte della Sicilia. Per tutto il ‘600 il Santuario fu oggetto di lasciti e donazioni da parte di facoltosi cittadini, sia per grazie ricevute che per la remissione dei loro peccati. L’arrivo di numerosi pellegrini, che si recavano al Santuario per chiedere grazie e protezione alla Madonna, spinse nel 1653 don Giuseppe La Rosa e don Orazio Gambino a creare un nuovo ospizio, al fine di fornire loro vitto e alloggio. Nel marzo1676 arrivò ad Acireale padre Clemente Impellizzeri, frate domenicato, con il compito di ricoprire il ruolo di predicatore durante la quaresima, che, per diffondere ulteriormente il culto della Madonna, raccomandò di frequentare assiduamente il Santuario e suggerì agli acesi di costruire sette edicole votive. Queste ultime furono dedicate ai sette dolori di Maria; la loro costruzione fu opera del clero, dei nobili e delle maestranze cittadine. Il terremoto del 1693 fece aumentare maggiormente la devozione verso la Madonna di Loreto; il Santuario riportò lievi danni, ma crollò l’antica edicola costruita da fra’ Giovanni. A ricordo di questa triste ricorrenza si stabilii che ogni anno i fedeli si dovevano confessare, comunicare e, nello stesso giorno, digiunare e andare in processione alla chiesa di Loreto. La grande devozione, che faceva del Santuario una meta molto frequentata dai pellegrini, portò all’istituzione del Beneficio di Loreto da concedere ad un sacerdote acese distintosi per vita esemplare, con il compito di amministrare le entrate del Santuario e l’obbligo di celebrare messa ogni domenica, nelle feste di precetto e nelle feste mariane. Inoltre, si stabilì che: la seconda domenica di settembre doveva essere dedicata alla Madonna di Loreto e si dovevano spendere 24 tarì per gli arredi sacri e riparare i danni del terremoto. Il canonico Alleotta prima della sua morte, avvenuta nel 1696, aveva affidato a Matteo Ragonisi il compito di dipingere il quadro da porre sull’altare. Nel 1714 il Beneficiale Leotta, terminati i lavori di restauro, incaricò Matteo Ragonisi di affrescare le pareti della Santa Casa. Nel 1738 fra’ Rosario Campione, che in seguito fonderà l’eremo di sant’Anna, riceve da padre Mariano Patanè l’abito eremitico. Nel 1753 Pietro Paolo Vasta e la sua bottega affrescano le pareti del Santuario. In seguito al terremoto del 1818 il Santuario subì gravi danni che furono riparati molti anni più tardi. Dal 1907 la chiesa custodisce le spoglie di monsignor Genuardi, primo vescovo della Diocesi. Nel 1925 monsignor Ferdinando Cento donò la statua della Madonna Nera al Santuario che nel 1965 diventa parrocchia.
Il prospetto
Un portale di pietra lavica immette in un vialetto alla fine del quale si trova la costruzione della piccola chiesa che riproduce le misure della casa di Nazareth. Sull’ingresso si legge il verso del Magnificat: BEATAM ME DICENT GENERATIONES QUIA ANCILLAM HUMILEM RESPEXIT DEUS (tutte le generazioni mi chiameranno beata perché ha guardato l’umiltà della sua serva Lc 1, 48). Un’apertura di forma circolare, posta sopra l’architrave si apre sulla austera facciata che ripropone la semplicità in cui visse la Sacra Famiglia.
Testi: Anna Coco, Maria Coco, Antonella Agata Di Gregorio