Descrizione
Storia della fabbrica
Le origini del Quartiero delli Bonaccursi di Jaci, denominazione con cui veniva indicato il nucleo abitativo di Aci Bonaccorsi all’interno delle visite pastorali del 1624 (rinvenute presso la documentazione dell’archivio storico della Curia arcivescovile di Catania), si rintracciano nella presenza di tre piccoli nuclei abitati, distinti marcatamente tra loro ma non molto distanti. Non si hanno notizie storiche certe, comprovate da documentazione archivistica, circa la data di formazione di questi insediamenti (in seguito divenuti i quartieri storici della città), ma la loro origine potrebbe ipotizzarsi dopo il 1408, anno di una terribile colata lavica. In seguito, il centro abitato assunse un assetto unitario, con la realizzazione del collegamento di altre due contrade limitrofe. Molto probabilmente la denominazione del centro abitato Bonaccursu deriverebbe da alcuni personaggi che, al di fuori di esso, hanno raggiunto una notorietà tale da distinguersi con il cognome Bonaccorso. Il termine Quartiero, ancora presente nella documentazione del 1624, si riferirebbe al legame con la città di Acireale. Con l’erezione della fabbrica della Matrice, intorno agli ultimi anni del XVI secolo, in posizione centrale rispetto agli storici insediamenti, il centro abitato ha assunto definitivamente la conformazione urbanistica conservata tutt’oggi. Alcune fonti riportano la data del 1589 come riferimento per il raggiungimento dell’autonomia parrocchiale e per l’elevazione della Chiesa Madre, dedicata alla Madonna dell’Indirizzo, a chiesa sacramentale, in quanto fino a quell’anno l’abitato, sotto quest’aspetto, dipendeva dal Santuario di Valverde. Solo nel secolo successivo la Matrice divenne parrocchia. La fabbrica, oggetto di lavori di ampliamento intorno al 1629, non riportò nessun danno in seguito al terribile e catastrofico sisma del 1693. Ulteriori lavori di restauro e modifiche all’assetto interno furono eseguiti negli ultimi anni del secolo XVIII. La torre campanaria, esistente già nel 1635, subì delle modifiche nel 1850 e poi ancora nel 1960.
Il prospetto
Il prospetto è bipartito in ordini architettonici mediante la trabeazione (comprendente architrave, fregio e cornice), da quello inferiore: i due ordini presentano delle fortissime analogie, sebbene quello superiore disponga di medesimi elementi architettonici ma di dimensioni inferiori. È realizzato in pietra bianca, con l’inserimento di alcune parti in pietra lavica, quali i basamenti delle paraste, i gradini d’ingresso dei portali e la gradinata attraverso la quale si ha accesso alla chiesa. In dettaglio, l’ordine inferiore presenta tre portali d’ingresso di proporzioni differenti. Infatti, gli ingressi laterali, rispettivamente a destra ed a sinistra, hanno dimensioni ridotte, che rispecchiano la tripartizione interna in navate. Il portale d’ingresso principale è delimitato da entrambe le parti da quattro paraste, con fusto decorato su basamento in pietra lavica con capitelli ionici, accordate da una doppia cornice, al di sotto della quale si trova un timpano triangolare a coronamento del portale. I due portali laterali sono sormontati da finestre ellittiche e delimitati da altre due paraste che definiscono ulteriormente il prospetto. L’ordine superiore è contraddistinto dalla presenza, in posizione centrale, di una finestra rettangolare con vetrata, sormontata da un timpano triangolare, delimitata, rispettivamente a destra ed a sinistra, da due paraste con i medesimi capitelli ionici, raccordate da una doppia cornice. Ai lati due nicchie con statue, l’Immacolata a sinistra e Santo Stefano a destra, al di sopra delle quali si trovano due orologi. Una trabeazione corona il secondo ordine architettonico, al di sopra della quale è collocato un timpano triangolare e sul lato sinistro la torre campanaria. Al centro del timpano è un ovale in pietra bianca con lo stemma di santo Stefano. Da segnalare il portale in pietra lavica del lato nord con chiari riferimenti barocchi.
Testi: Anna Coco, Maria Coco, Antonella Agata Di Gregorio