Chiesa Santa Maria delle Grazie (San Camillo)

Località: Acireale

Descrizione

Storia della fabbrica


Dedicata alla Madonna delle Grazie, la chiesa ad Acireale è conosciuta come la chiesa di san Camillo in quanto, appena ultimata la costruzione, fu affidata alla cura dei Camilliani che arrivarono ad Acireale intorno al 1740. I lavori di edificazione ebbero inizio nel 1730 e furono portati a termine anche grazie alle donazioni del facoltoso Pietro Barrabini, nobile letterato di origine genovese la cui famiglia si trasferì prima a Messina e poi ad Acireale. Con le rendite disposte dal Barrabini e dal canonico Paolo Grasso proprio a ridosso della chiesa fu costruito un Ospizio che, inaugurato il 16 gennaio 1743, offriva assistenza e aiuto ai poveri, agli orfani e agli ammalati della città. Nel 1779 per decreto vice-regio del tribunale del Real Patrimonio, con delibera del consiglio comunale, furono assegnati per la fabbrica della casa dei Crociferi, chiamati così per via della croce che i Camilliani portano sul petto, cinquanta onze. Il 19 settembre 1816 Pio VII la elevò canonicamente a Casa religiosa. Nel 1743, anno della morte del Barrabini, giunse ad Acireale il giovane camilliano Litterio Risitano che tanto si adoperò affinchè fosse l’ormai celebre pittore acese Pietro Paolo Vasta ad affrescare la chiesa. Gli affreschi furono realizzati tra 1743-1745 anni della maturità del Vasta il quale godeva ormai di una grande fama non solo grazie alla sua abilità con il pennello ma anche per la sua padronanza nella ripartizione degli spazi architettonici acquisita in seguito all’incontro con Filippo Juvarra durante gli studi compiuti all’Accademia di san Luca a Roma. Nella scelta del tema degli affreschi determinante fu, prima, la beatificazione di Camillo de Lellis voluta da papa Benedetto XIV nel 1742 e la sua successiva canonizzazione avvenuta nel 1746. Fedele all’insegnamento di Camillo che vedeva nella Vergine la madre dei morenti e la salute degli infermi, il giovane Risitano volle che gli affreschi fossero un inno a Maria. La Vergine rappresenta uno dei cardini della spiritualità dei camilliani. La sua sollecitudine verso i bisognosi ha fortemente influenzato il carisma camilliano. La presenza di Maria non solo ha guidato la vita di Camillo, ma ha accompagnato i momenti essenziali della vita dell’ordine dei Ministri degli infermi. Non a caso la conversione di Camillo, l’ispirazione a fondare l’ordine, la sua consacrazione e quella dei suoi primi compagni sono avvenuti in giorni dedicati a Maria. Nel 2003, dopo un accurato restauro, gli affreschi che impreziosiscono l’interno della chiesa, sono stati restituiti alla loro originaria bellezza.

Prospetto


La chiesa sorge sulla settecentesca via Galatea e si presenta sopraelevata rispetto al piano stradale in quanto costruita su un dislivello di circa un metro e cinquanta. La facciata si sviluppa in altezza ed è circoscritta da due grandi lesene, cioè finte colonne in pietra bianca, sostenute da basamenti di pietra lavica ed abbellite da capitelli dorici. Il portale, realizzato in pietra bianca di Siracusa, è abbellito da lesene decorate con motivi antropomorfi e fitomorfi che poggiano su basamenti di pietra bianca e pietra nera dell’Etna e sormontate da capitelli corinzi. L’architrave, che al centro presenta una testa di angelo, è ornato da motivi geometrici e da una cornice a linee spezzate. Tra l’architrave e il piccolo balcone balaustrato, dal quale riceve luce la cantoria, trova posto la croce, stemma dei camilliani. San Camillo, quando ebbe l’ispirazione di creare la Compagnia dei Ministri degli infermi, pensò ad una compagnia di uomini che si consacrassero alla cura dei malati e che avessero come distintivo la croce. Il valore che Camillo attribuì a questo simbolo è immenso. La croce, infatti, oltre a rievocare il sacrificio di Cristo, rimanda al sacrificio di chi come lui ha scelto di spendere la propria vita dedicandosi agli ultimi e a coloro che non hanno speranza di guarigione. La croce è la compagna con cui percorrere la via del dolore e della sofferenza anche attraverso il dono della propria vita. Se sotto il segno della croce molti ordini cavallereschi hanno compiuto le loro imprese militari, la croce di Camillo invece risponde solo ad un comando interiore che dispone l’animo a servizio di chi soffre. Testi: Anna Coco, Maria Coco, Antonella Agata Di Gregorio




Le opere principali

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