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Descrizione
Scolpito in legno di ciliegio, il Crocifisso, che trova posto nella parte sovrastante l’altare, fu realizzato dall’artista messinese Giovanni Antonio Matinati nel 1540. In città è venerato come il Crocifisso della pioggia perché furono le avverse condizioni atmosferiche che lo fecero rimanere in questa chiesa. Secondo la tradizione nel settembre del 1540, mentre Matinati si stava dirigendo verso il cuore della Sicilia, probabilmente a Troina, fu colto dal sopraggiungere della sera. Trovandosi a Randazzo, chiese ospitalità per il suo Crocifisso proprio alla chiesa di San Martino. Il mattino seguente, quando l’artista decise di riprendere il cammino, un violento temporale impedì al Crocifisso di uscire dalla chiesa. Il fenomeno si verificò per tre volte e gli abitanti di Randazzo vollero che il Crocifisso rimanesse nella loro città. Il sacerdote Valerio Rubino stipulò il contratto e pagò all’artista l’opera. Nonostante la drammaticità della scena, per via dell’attento studio anatomico che mette in luce la gabbia toracica e la caduta dell’addome causata dal rigor mortis, l’opera infonde un senso di grande serenità a chi lo venera.
Dio per riconciliare il mondo a sé ha mandato il suo Figlio, che si è immolato per la salvezza degli uomini. Attraverso la sua obbedienza al Padre fino alla morte di Croce compie la sua missione di redenzione: «Egli pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’Essere come Dio ma svuotò sé stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini» (Col 2, 6-7).