Descrizione
Storia della fabbrica
Il toponimo Mascali appare per la prima volta in una epistola inviata nel 593 d.C. dal papa Gregorio Magno a Secondino, vescovo di Taormina, per ordinare ai monaci residenti nel monastero di Sant’Andrea, ubicato “super Maschalas”, di erigere un altare in sostituzione di un battistero. L’origine del nome sembra derivare dal greco bizantino Μασχάλη (boscoso, ramoso), con chiara allusione al fitto ed impenetrabile bosco che ricopriva il versante orientale dell’Etna. Con l’arrivo in Sicilia dei Normanni, l’isola fu liberata dalla dominazione araba ed il territorio di Mascali, che si estendeva dal mare Ionio fino alla sommità del vulcano, venne donato dal re Ruggero II al vescovo di Catania Maurizio col titolo di barone.
Nel 1543 il vescovo Nicola Maria Caracciolo, nominato dall’imperatore Carlo V, conte di Mascali, avviò la rapida trasformazione del territorio. Il bosco venne sostituito da rigogliosi vigneti e la Contea di Mascali divenne una delle più floride realtà economiche e sociali della Sicilia, grazie all’esportazione del vino che dal porto di Riposto raggiungeva le principali città europee. Lo sviluppo economico fu accompagnato da un vertiginoso incremento demografico e dalla nascita di nuovi centri abitati (Giarre, Riposto, Milo, Sant’Alfio) che a partire dal 1815, chiederanno ed otterranno l’autonomia dall’antica città madre decretando di fatto la fine della Contea.
Nel 1928 la città di Mascali sorgeva in collina, a 2 km dal mare e contava circa 3.000 abitanti dediti alla coltivazione delle campagne e alla trasformazione degli agrumi in citrato di calce ed essenze nei numerosi stabilimenti industriali. I principali edifici pubblici, religiosi e civili, erano stati costruiti dopo il terremoto del 1693 che aveva raso al suolo la città ma aveva risparmiato miracolosamente gli abitanti trovandosi in processione con le reliquie del protettore san Leonardo abate nelle campagne circostanti.
L’eruzione dell’Etna del 1928 sorprese la popolazione di Mascali durante i festeggiamenti dedicati al Santo patrono; il crollo della chiesa madre dedicata a San Leonardo, la mattina del 7 novembre, segnò la fine della storia secolare del centro etneo.
Il Governo fascista decise di ricostruire la città più a valle lungo la strada statale Messina-Catania. Venne adottato lo schema planimetrico del “castrum romano”, con una griglia di strade ortogonali interrotta da tre ampie piazze sulle quali si affacciano i principali edifici pubblici, chiesa, municipio, scuola, tutti progettati dall’architetto Camillo Autore allievo del famoso Ernesto Basile.
Dal punto di vista architettonico sia gli edifici pubblici che le abitazioni private della nuova città riflettono le tendenze del periodo, alternando gli elementi tipici del razionalismo e del futurismo ad elementi di stampo conservatore con richiami al neoclassicismo ed allo stile liberty.
La ricostruzione di Mascali, esempio unico in Sicilia di città di fondazione fascista, come i centri dell’Agro Pontino nel Lazio (Latina, Aprilia, Sabaudia, Pomezia, Pontinia) o della Sardegna (Carbonia) può dirsi sostanzialmente completata nel 1937 quando il capo del Governo Benito Mussolini, durante un viaggio in Sicilia, si fermò alla stazione ferroviaria della cittadina per incontrare la popolazione e verificare personalmente lo stato dei lavori.
Prospetto
La chiesa madre di San Leonardo si affaccia sulla piazza principale di Mascali accanto all’edificio del palazzo comunale. Lo stile è classicheggiante con pianta a croce latina, sovrastata da una imponente cupola. La canonica ed il campanile sorgono sulla sinistra in posizione arretrata.
Il progettista Camillo Autore, che aveva già ricostruito ben diciotto chiese a Reggio Calabria, distrutte durante il terremoto del 1908, fece un uso equilibrato di elementi classici e decorazioni semplici ricollegandosi idealmente all’edificio distrutto dalla lava, anche per fornire alla popolazione un punto di riferimento familiare intorno al quale ricostituire la comunità dispersa.
Per la chiesa parrocchiale il Governo impegnò la cifra di 681.000 lire ma, a lavori ultimati, il costo superò abbondantemente il milione. Fu aperta al culto il quattro novembre del 1935 alla presenza del vescovo mons. Salvatore Russo.
Negli anni precedenti la parrocchia era stata ospitata nella chiesa di Gesù e Maria in Sant’Antonino, l’unico edificio sacro della vecchia città risparmiato dalla lava e dal 1932 in uno degli alloggi stabili della nuova città costruiti dal Governo per le famiglie povere.
La facciata, preceduta da una maestosa scalinata in pietra lavica, è delimitata da coppie di lesene e presenta tre portali. Il portale centrale in pietra lavica è sovrastato da una nicchia con la statua del Sacro Cuore di Gesù. Mentre nel timpano è presente un’altra nicchia con all’interno una grande torcia. Al di sotto del frontone un’iscrizione riporta una citazione tratta dal Vangelo di Luca 12,49: “IGNEM VENI MITTERE IN TERRAM”( sono venuto a portare il fuoco sulla terra).
La citazione, al di là delle interpretazioni prettamente teologiche, allude chiaramente alle vicende della distruzione della vecchia città causata dal fuoco del vulcano.
La porta centrale della chiesa madre di Mascali è arricchita da 8 pannelli lignei con la rappresentazione di altrettante scene della vita terrena di san Leonardo abate, protettore della città.
Pannello 1: Il battesimo di san Leonardo.
Il bambino tenuto in braccio sul fonte battesimale dal re dei franchi Clodoveo viene battezzato da san Remigio, vescovo di Reims.
Pannello 2: San Leonardo al cospetto di san Remigio.
Leonardo rinuncia alla carriera militare e decide di consacrarsi a Dio. I genitori lo affidano alla comunità di San Remigio arcivescovo di Reims.
Pannello 3: San Leonardo rifiuta la dignità episcopale.
Teodorico I, successore del re Clodoveo, offre a Leonardo la dignità episcopale rappresentata dalla mitria che egli rifiuta preferendo la vita eremitica.
Pannello 4: Il miracolo della regina Visigarda.
Leonardo propizia il parto della regina rappresentata distesa sul letto. Il re, in segno di ringraziamento, gli dona parte della foresta a Noblat dove Leonardo insedia una comunità di ex carcerati.
Pannello 5: Il miracolo della sorgente.
Leonardo scava una buca dalla quale sgorga miracolosamente uno zampillo d’acqua. Viene realizzato il pozzo che permetterà la costituzione del primo nucleo della cittadina di Noblat.
Pannello 6: San Leonardo predica ai carcerati
Leonardo, circondato da quattro uomini in catene, predica il vangelo tra i carcerati che chiedono la sua intercessione presso Dio per essere liberati.
Pannello 7: San Leonardo parla ai carcerati
Leonardo parla a due uomini accompagnati da due soldati. Ai prigionieri ormai liberi dalle catene il Santo assegna una piccola proprietà da coltivare, per avere un sostentamento e sfuggire al loro passato di disonestà.
Pannello 8: San Leonardo accoglie i carcerati
Leonardo è circondato da tre uomini inginocchiati, due con le mani giunte in fase di preghiera e uno che porge delle catene. Sono i prigionieri ormai liberati che ringraziano il Santo deponendo ai suoi piedi le catene.
Testi: Leonardo Vaccaro