Descrizione
Storia della fabbrica
Nunziata è la frazione più popolosa del Comune di Mascali risparmiata miracolosamente dalla colata lavica del 1928 che invece seppellì, quasi interamente, il centro abitato dell’antica capitale della omonima Contea poi ricostruito più a valle.
Posta in una zona collinare, ricca di sorgenti d’acqua, è attraversata da antiche vie di comunicazione che hanno facilitato l’insediamento dell’uomo sin dall’antichità come testimoniato da frequenti ritrovamenti archeologici di epoca preistorica, ellenistica, romana e bizantina. Questo zona posta alle pendici del vulcano Etna esercitava una forte attrazione nei confronti dei monaci che, nel corso secoli, lo hanno eletto come luogo per condurre la vita cenobitica o eremitica. I monaci autoctoni o profughi dall’Oriente avvertivano il fascino della montagna che simbolicamente evocava il dono dell’alleanza e della legge data a Mosè, ed ancora di più, li affascinava il fuoco del vulcano che ricordava le forze demoniache da sconfiggere con la preghiera.
Numerosi sono i luoghi di culto distribuiti sia nel centro abitato che nelle campagne circostanti. La basilica mono absidata, a tre navate divise da pilastri con pavimenti a mosaico policromo databile tra il V ed il VI secolo d. C. scoperta recentemente, ci riporta ai primi secoli della diffusione del cristianesimo in Sicilia e potrebbe essere identificata con il monastero di Sant’Andrea ubicato super Maschalas citato in una lettera inviata nel 593 d.C. dal papa Gregorio Magno al vescovo di Taormina Secondino, per ammonire i monaci che facevano un uso improprio di un battistero.
Con l’arrivo in Sicilia dei Normanni, l’isola fu liberata dalla dominazione araba ed il territorio di Mascali, che si estendeva dal mare Ionio fino alla sommità del vulcano, venne donato dal re Ruggero II al vescovo di Catania, Maurizio col titolo di barone e con il diploma del 1124.
In questo periodo nacque il Priorato della “Santissima Maria Annunciata” e venne costruita la chiesa della Nunziatella che conserva nella calotta dell'abside uno splendido dipinto raffigurante il Cristo Pantocratore (dal greco παντοκράτωρ, “che può tutto”), seduto in trono, benedicente e racchiuso in un ovale sorretto da quattro angeli.
Nel 1543 il vescovo Nicola Maria Caracciolo nominato, dall’imperatore Carlo V, conte di Mascali, avviò la rapida trasformazione del territorio. Il bosco venne sostituito da rigogliosi vigneti e la Contea di Mascali divenne una delle più floride realtà economiche e sociali della Sicilia. Lo sviluppo economico fu accompagnato da un vertiginoso incremento demografico.
Anche per il borgo “dell’Annunziata” iniziò una fase di espansione e fu avvertita la necessità di erigere una chiesa più grande ed ubicata in una zona meno scoscesa, dedicata a Santa Maria dell’Itria, dal bizantino “Odigitria”, ossia “che indica il cammino”, sebbene a poca distanza sorgesse già l’antichissimo priorato di Santa Maria Annunziata.
Nel 1652 la chiesa di Santa Maria dell’Itria divenne sacramentale come filiale della matrice di Mascali, l’antichissima chiesa di Santa Maria degli Angeli. A partire da quell’anno nella chiesa dell’Itria verranno registrati i battesimi, le sepolture e, successivamente, i matrimoni in conformità alle disposizioni del Concilio di Trento.
La chiesa fu distrutta o fortemente danneggiata in seguito al terremoto del 1693, che devastò tutto il territorio del Val di Noto. Le scosse del 9 e 11 gennaio rasero al suolo quasi tutte le città della Sicilia sud-orientale provocando oltre 60 mila vittime. Ma il territorio di Mascali contò pochissimi morti perché, come riferiscono diverse fonti storiche la popolazione, al momento della maggiore scossa, si trovava in processione fuori dal centro abitato con le reliquie di san Leonardo.
L’edificio fu ricostruito e completato nel 1792, data riportata nel cartiglio presente sul soffitto della navata centrale. Fu elevata a parrocchia il 19 dicembre del 1921.
Prospetto
La facciata, in stile neoclassico, realizzata il pietra bianca, si alza solenne sopra una scalinata in pietra lavica. Essa evidenzia la scansione delle tre navate dell’impianto basilicale ed è delimitata da due lesene laterali, mentre il portale d’ingresso è fiancheggiato da una doppia coppia di semicolonne di ordine corinzio, che sostengono la trabeazione ed il timpano. Al di sopra di esso si erge il campanile che culmina con un frontone ed una cupoletta sopra la quale è posta una croce in ferro battuto. L’interno diviso in tre navate da robusti pilastri è privo di decorazioni ad eccezione delle paraste con capitelli di ordine corinzio.
Testi: Leonardo Vaccaro