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Descrizione
Nella calotta dell'abside troneggia il Cristo Pantocratore (dal gr. παντοκράτωρ, “che può tutto”). Con il nimbo crocifero, seduto in trono, benedice con la mano destra; le dita formano le quattro lettere del Nome di Gesù Cristo (IC XC) e quelle che si toccano, pollice ed anulare, indicano la raggiunta unione in Cristo della natura umana e di quella divina. Il Pantocratore regge il libro chiuso con la mano sinistra, poggia i piedi nudi su un ovale, mandorla o vesica piscis, intersezione di due cerchi che rappresentano l’umano e il divino e, pertanto, simbolo della centralità di Cristo come mediatore fra i due mondi, materiale e spirituale. La mandorla è sorretta da quattro angeli nimbati, due in alto alati ed inginocchiati, due in basso a mezzo busto.
Il dipinto, datato al XII secolo è confrontabile con opere similari a San Marco d’Alunzio, (Cristo in trono e teoria dei santi che onorano la Vergine) e presso il Monastero di San Filippo di Fragalà (Cristo Pantocratore nella calotta absidale).
L'espressione severa e contemplativa insieme alla delicata modellazione della carnagione e dei capelli fanno di questa immagine, forse, il più bel volto del Cristo che la Sicilia ha ereditato dal passato bizantino.