Descrizione
Storia della fabbrica
La fondazione della chiesa dei Santi Pietro e Paolo è strettamente legata ad una antica confraternita che per praticare il culto in onore dei due Principi degli Apostoli si riuniva in una chiesetta che sorgeva a ridosso dell’allora chiesa Madre di Acireale. La costruzione della chiesa, che si presentava in maniera piuttosto modesta, risale al XVI secolo. Nel 1602 i rettori della confraternita di san Pietro decisero di cedere la chiesa con l’annesso cimitero ai governatori della Matrice che necessitavano di ulteriore spazio per l’ampliamento della loro fabbrica. Grazie ai proventi ricavati dalla vendita, nel 1608 ebbero inizio i lavori di costruzione del nuovo tempio sacro che fu eretto a pochissima distanza da quello precedente. L’interno, ad una sola navata, dotato di un’ampia sagrestia e di un corpo di cappelle laterali, venne arricchito tra il 1674 e il 1679 dagli affreschi del pittore Giovanni Fulco con scene del Martirio dei due santi Apostoli. Sempre in questi anni, l’edificio fu dotato di un sottotetto di legno lavorato e da stucchi ed intonaci realizzati secondo lo stile architettonico del ’600. La violenza del terremoto del 1693 distrusse la cupola e provocò gravi danni a tutta la struttura. A partire dal 1705 i rettori della chiesa si adoperarono per reperire il denaro necessario per la costruzione del campanile che fu realizzato secondo lo stile del barocco siciliano. La facciata a capanna, appariva però alquanto povera rispetto al campanile barocco, per questo motivo, i governatori della chiesa allora incaricarono Pietro Paolo Vasta di disegnare il nuovo prospetto i cui lavori ebbero inizio nel 1740. L’artista acese pensò ad una facciata che si sviluppava su due ordini architettonici, dei quali il primo fu completato nel 1744. Nel 1748, dopo una pausa durata quattro anni, in quanto i governatori non disponevano del denaro per l’acquisto della pietra bianca di Siracusa, ebbero inizio i lavori per la realizzazione del secondo ordine che fu portato a termine nel 1751. Nel 1765, a cinque anni dalla morte del Vasta, venne realizzato un terzo ordine disegnato da Paolo Guarrera. A partire dal 1790 l’interno della chiesa fu sottoposto a una profonda trasformazione. La realizzazione del progetto dell’architetto Francesco Di Paola Patanè portò alla soppressione del tetto ligneo e alla costruzione di una volta in muratura sostenuta da colonne. La nuova struttura, ornata da stucchi e cornici tipici dello stile neoclassico, resistette alla violenta scossa di terremoto del 1818.
Prospetto
Nel 1740, come si legge sull’architrave del portale principale della basilica, ebbero inizio i lavori di costruzione della nuova facciata dell’edificio sacro, ma già a partire dal 1705, i rettori della chiesa si erano adoperati per raccogliere il denaro necessario alla costruzione del campanile. Nel 1731 giunse da Catania, per visionare i conti, il vescovo Pietro Galletti che in un primo momento si dichiarò contrario alle spese di abbellimento del campanile. Ma dietro la pressione dei deputati alla fine consentì i lavori che videro subito all’opera l’intagliatore mastro Francesco Flavetta che impugnò lo scalpello per realizzare le cornici delle finestre e gli intagli delle guglie, impiantate dal mastro Vincenzo D’Amico. Il campanile venne decorato con motivi floreali e mascheroni posti alla fine di ogni ordine. L’originario prospetto della chiesa, realizzato a tegolato a vista, si presentava in maniera eccessivamente povera rispetto alla ricchezza del campanile che venne realizzato secondo i canoni del barocco siciliano. I confrati di san Pietro, allora, incaricarono Pietro Paolo Vasta di disegnare la nuova facciata della chiesa. Dovendo adattare le strutture murarie già esistenti quali il campanile a destra e il complesso di cappelle laterali a sinistra, l’artista acese creò l’illusione di una chiesa a tre navate. Il prospetto, realizzato in pietra bianca di Siracusa si compone di due ordini architettonici. Il primo presenta otto colonne in stile corinzio, che si alternano ai tre ingressi e a due nicchie. Il portale principale è sormontato da un timpano spezzato sorretto da due colonne di minore grandezza sempre in stile corinzio. Al centro del timpano è collocato uno scudo, eseguito nel 1744 da Francesco Flavetta, con i simboli iconografici dei titolari dell’edificio: la spada di san Paolo, la tiara papale con le chiavi di san Pietro e le palme del martirio. Ai lati del portale trovano posto due nicchie, ornate da due palme intrecciate con una corona. I lavori di intaglio del primo ordine furono affidati a mastro Flavetta, mentre la messa in opera fu realizzata dai mastri Amico e Patanè. I lavori, che proseguirono senza interruzioni, furono controllati dallo stesso Vasta. Quando ormai metà della facciata antica era stata coperta dal primo ordine, i governatori furono costretti a sospendere per quattro anni il proseguimento dell’opera in quanto non disponevano del denaro necessario per l’acquisto della pietra bianca e per il sostenimento delle spese. Il secondo ordine, è arricchito da sei colonne in stile composito che fanno da cornice al finestrone centrale, la cui vetrata presenta lo stemma basilicale. Seguono poi due targhe circolari e le statue di san Pietro a sinistra e di san Paolo a destra. Chiude il secondo ordine un timpano triangolare di chiara matrice classica. Un terzo ordine fu aggiunto nel 1765, su disegno dell’architetto Paolo Guarrera.
Testi: Anna Coco, Maria Coco, Antonella Agata Di Gregorio